Tre Soncini a servizio del Pavoni

Con la legge 517 del 1977 la scuola speciale, le officine e i laboratori per i sordi cessano la propria attività. Bisogna ripensare alla propria attività. Verso la fine degli anni 80 la Fondazione Pio Istituto Pavoni, richiamandosi alla finalità del proprio statuto, così come il suo fondatore S. Pavoni aveva indicato la strada, decide di cambiare qualcosa. Bisognava innanzitutto ripartire con l’analisi dei bisogni e delle difficoltà che incontravano i sordi.
Se era pur vero che l’inserimento del sordo nella scuola di tutti aveva cancellato quell’odiosa etichetta di “scuola speciale” che sapeva di segregazione, era altrettanto vero che l’integrazione non poteva avvenire semplicemente col garantire l’accesso alla scuola. Infatti, il vocabolario Zingarelli della lingua italiana definisce: Accedere: Entrare a far parte di un complesso ordinato di organi o uffici.
Integrare: inserire una persona o un gruppo in un contesto in modo che ne diventi parte organica. Sta proprio nell’aggettivo “organico” che, come Fondazione, ci eravamo resi conto che il sordo nella scuola, nonostante la presenza fisica, non veniva integrato e ne era escluso. L’assenza del canale uditivo lo portava all’isolamento: i compagni di classe lo escludevano dal circolo delle relazioni e dalle amicizie, addirittura qualche volta era oggetto di schermi, mentre gli insegnanti, spesso, nei colloqui con i genitori riferivano che il ragazzo non capiva, ben guardandosi dal chiedersi: “sono certo di utilizzare un canale alternativo alla comunicazione che non sia esclusivamente quello dell’udito?”. Eccoci allora indicata la strada: si comprese che era necessario costituire uno staff di professionisti, professori, pedagogisti, psicologi, logopedisti e assistenti che potessero aiutare lo studente sordo nelle sue difficoltà, far conoscere agli insegnanti quali strumenti e strategie utilizzare per relazionarsi con lo studente ed infine aiutare le famiglie a non vivere la sordità del figlio come una ferita narcisistica, ma far emergere e sottolineare al figlio i suoi aspetti di forza, onde si sentisse valorizzato e così far crescere in lui la propria autostima.
Facemmo nostro il pensiero di quel grande educatore, don Milani:
 

Non c’è nulla di più disuguale che fare tante parti uguali tra chi non è uguale.

Da qui ripartimmo. Ma introdurre tutte queste professionalità aveva un costo che andava ben oltre le risorse di cui la Fondazione disponeva. Come amministratori dovevamo reperire e aumentare le nostre entrate. In questa direzione ci muovemmo. Questo, in pochi anni, ci permise di aiutare e supportare molti studenti sordi in ogni ordine di scuola, dalla materna all’università. All’inizio, il numero degli studenti che seguivamo era esiguo, ma anno dopo anno il numero aumentava. Purtroppo, non con la stessa crescita aumentavano le entrate. Fummo costretti a rivedere le nostre certezze e per aumentare i nostri ricavi abbandonammo, con dispiacere, la nostra storica sede occupata fin dal lontano 1926 e recuperammo questi locali che nel passato erano stati adibiti come ex scuola bottega di falegnameria e che da oltre 20 anni erano inutilizzati.
Oggi, seguendo sempre l’obiettivo di aumentare le entrate per non dover rinunciare a seguire le nuove richiese di aiuto che provengono dalle famiglie dei ragazzi sordi, come Consiglio, abbiamo ritenuto che questo salone potesse essere messo a disposizione della comunità.

Da qui è emersa la necessità di dargli un nome. Sono state tantissime le persone probe che hanno dato il loro contributo ed impegno per la Fondazione. La scelta non è stata articolarmente difficile: come non prendere come riferimento il Nob. Avv. Antonio Soncini che svolse, prima, la funzione di Sindaco della Fondazione dal 1855 al 1873 e, successivamente, dal 1873 al 1896, quella di primo Presidente del Pio Istituto. Oltretutto, Antonio Soncini generò una discendenza che nel tempo segnò un legame strettissimo tra i Soncini e il Pio Istituto. Ad Antonio, dopo la presidenza del Comm. Ballini, subentrò il figlio Giovanni e successivamente il nipote Antonio. In totale i Soncini hanno presieduto e si sono resi protagonisti della Pia opera per ben 104 anni su 166, da quando, cioè, l’Istituto cominciò ad essere chiamato Pio Istituto Pavoni.

Il Consiglio aveva l’esigenza di ricostruire la storia di questo grand’uomo, senza dimenticare i suoi discendenti che diedero tanto alla Fondazione. Si trattava di ricostruire la storia, basandosi su alcuni volumi pubblicati in passato, senza poter avere la capacità di aver il riscontro su quanto scritto. Sarebbe stata veramente un’impresa difficilissima. Fortunatamente ci è venuto in soccorso il pronipote di Antonio Soncini. I Consiglieri si ricordavano delle precedenti collaborazioni che la Fondazione ebbe con il Nob. Dr. Giovanni Soncini in un passato non tanto lontano. Seppur non avendo mai avuto cariche istituzionali nella fondazione, Giovanni Soncini aveva aiutato in diverse occasioni il Pio Istituto Pavoni: tra le altre cose, nel ruolo di confratello della Congrega della Carità apostolica si profuse per addivenire a delle collaborazioni tra la Fondazione e la Congrega.
Inoltre, durante un convegno raccontò dei suoi ricordi d’infanzia con suo padre, che sovente lo intratteneva sulle difficoltà nel mantenere viva e operosa la Fondazione. Pertanto, il Consiglio ha chiesto a lui di ricostruire la storia di del primo presidente, di suo figlio Giovanni e di suo nipote Antonio.

Giovanni Soncini nel suo libro ripercorre, grazie ad una minuziosa ricerca, la storia e l’immagine di questi tre membri della sua famiglia, attraverso una documentazione attenta e precisa. Per questo apprezzabilissimo lavoro l’intero Consiglio gli è molto grato.

Sant’Agostino scriveva: Le parole insegnano, gli esempi trascinano solo i fatti danno credibilità alle parole.
Come non vedere e associare a queste parole quanto fatto da Antonio Soncini?

Il Consiglio di Amministrazione
Fondazione Pio Istituto Pavoni
Vincenzo Filisetti
Carlo Fiori
Emma Soncini
Franco Pedrali
Mario Rinaldini


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Tre Soncini esemplari

Cenni biografici con particolare attenzione alla loro Presidenza del Pio Istituto Pavoni